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Cipressi…Cipressi…. Cipressi guardandoli così non hanno un senso ma i 300 cipressi del Parco Pazzagli svettano verso il cielo, e dall’alto formano la scultura dal titolo “La Trinità” L’Arno scorre accanto e accompagna con il suo fruscio la visita a più di 200 opere del “caposcuola del lastrismo” Enzo Pazzagli
Camminando all’interno della ” Trinità” fra gli occhi i nasi le bocche si scoprono le altre opere d’arte : forme in negativo in cui l’immagine risulta dai vuoti contornati dalla materia, sculture che si basano sulla ricerca del tutto pieno attraverso lastre multiple che si intersecano e si sovrappongono. altre sculture nella quali l’artista ottiene la rotondità attraverso l’assemblaggio di forme in acciaio che risultano incredibilmente figurative.
Il sole illumina gli inserti in plexiglas e da vita quando agli sguardi, quando al cuore, rendendo le sculture un percorso che segue a grandi linee tutta la carriera artistica di Pazzagli
L’idea dell’artista era quella di creare un opera d’arte vivente che durasse nel tempo e mutasse con il passare degli anni e infatti fra 10, 50, 100 anni i cipressi daranno un profilo alla scultura più marcato formando una linea continua, un labirinto sempre crescente visibile dallo spazio e dalle future generazioni